Il ricercatore, condannato a tre anni di carcere, è stato graziato dal presidente al-Sisi ed ora potrà fare ritorno a Bologna.
Dopo un processo durato alcuni anni, anche nel mezzo della pandemia, il Tribunale di Mansura ha scelto di condannare Patrick Zaki a 3 anni di carcere. Dopo i mesi già passati dietro le sbarre, il ricercatore avrebbe dovuto rimanere in galera per un ulteriore anno e circa 60 giorni in più. Il presidente egiziano al-Sisi, però, gli ha concesso la grazia ed ora il ricercatore potrà tornare a Bologna e poi a casa sua.
Appena liberato dalla struttura penitenziaria, Zaki ha potuto riabbracciare la madre Hala, la fidanzata Reny Iskander – con cui a breve si sposerà -, la sorella Marise ed il padre George. La scarcerazione del ricercatore, per Antonio Tajani, è stata soprattuto merito dell’Italia.
Le prime parole fuori dal carcere
“Ora sono libero – queste le prime parole di Patrick Zaki – penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto. Sto pensando a ritornare a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’università. Ora torno al Cairo“.
Sulla pagina Facebook “Patrick Libero“, dedicata agli aggiornamenti sul ricercatore, è stato pubblicato un messaggio in arabo, italiano ed inglese che recita: “Patrick ora è libero tra la sua famiglia e i suoi amici, grazie a tutti coloro che hanno mostrato solidarietà e sostegno“.
Ha commentato sulla scarcerazione anche Riccado Noury, portavoce italiano di Amnesty International. “Ottima notizia – ha affermato -. Ora auspichiamo che possa presto beneficiare della libertà di viaggiare e che questa comprenda ovviamente quella di viaggiare dall’Egitto ma anche di tornarvi ogni volta che lo desidererà“.